Oggi per la prima volta pubblico un racconto personale e vi porto con me in un “viaggio”, seppur datato, che è rimasto piacevolmente indelebile nella mia mente: la Vendemmia.
In realtà ho partecipato a questo rituale meraviglioso in due occasioni ed a distanza di anni.
La prima volta è stato il 17 settembre 2016 e la Vendemmia si “celebrava” lungo i filari della Azienda Agricola Biodinamica Palazzo Tronconi di Arce (Fr) (https://palazzotronconi.com/).
Alle porte di Roma, nell’odierna Ciociaria, dove vengono coltivati gli antichi vitigni arcesi: il Lecinaro e l’Ulivello nero, il Pampanaro, il Capolongo ed il Maturano bianco, oltre a Malvasia Puntinata, Moscato di Terracina e Syrah coltivati in equilibrio tra cielo e terra secondo i dettami dell’agricoltura biodinamica.
Ero emozionata e contenta. Avevo letto un post su Facebook dove si informava che era possibile partecipare alla raccolta delle uve, anche senza esperienza. Serviva solo buona volontà ed il piacere di farlo. Avremmo poi festeggiato tutti insieme la raccolta seduti ad un tavolo a mangiare, parlare e raccontarci.
Era il sabato che volevo vivere, non avevo voglia nè di andare in giro a fare shopping (in realtà non ne ho mai voglia), nè di andare a cena fuori. Volevo andare a vendemmiare.
E così ho fatto.
Mi piacerebbe poter scrivere che “eravamo immersi nella campagna, con il sole che scaldava il terreno e l’aria che profumava di promesse dorate” ma mentirei perchè così non è stato!
Fino all’ultimo momento della mattina non sapevamo se avremmo vendemmiato. Aveva piovuto tantissimo il giorno precedente ed anche la notte.
Sono andata, la mattina presto, molto presto, in anticipo tanta era la voglia di fare questa esperienza.
Ho messo su un paio di fuseaux lunghi di cotone, le scarpe da ginnastica, una maglia a maniche corte e poi credo una felpa o un giubbetto non ricordo.
Con me, oltre ovviamente il proprietario, Marco Marrocco (super simpatico e disponibile), c’erano altre persone avvezze e capaci, del mestiere insomma.
Ci danno secchi, guanti e forbici e ci spiegano cosa e come farlo.
Io agitatissima, avevo un timore reverenziale ogni volta che tagliavo un grappolo e lo mettevo nella cesta, temevo di rovinarlo.
È un lavoro che richiede abilità e dedizione ed io osservavo tutto e tutti.
Così ho potuto vedere la magia nelle mani esperte di chi da anni selezionava con cura l’uva che sarebbe diventata vino.
Come le mani del signore, non ricordo il suo nome, che mi aiutava e raccontava della vendemmia, dell’uva e di sè.
Oltre ad aiutarmi mi sentiva mentre mi lamentavo, perchè ogni tanto avvertivo un “pizzico” sulle gambe oltre i famosi fuseaux lunghi di cui sopra, oppure perchè non riuscivo a camminare bene per la terra (bagnata) che si attaccava alle scarpe da ginnastica, sempre di cui sopra.
Praticamente ogni passo che facevo il mio peso specifico aumentava di qualche chilogrammo tanta era la terra che mi portavo dietro!
Rideva anche un po’ di me, oltre ad aiutarmi, e già presagiva la mia espressione quando avrei passato, non so quanto tempo, a grattarmi per quei pizzichi che altro non erano che le punture, fastidiose, della cosiddetta “mosca cavallina”! Lei aveva scelto proprio me quel sabato.
Ma non importava, mi stavo divertendo tanto ed ero contenta.
Purtroppo però la raccolta è terminata presto, ha iniziato a piovere e non potevamo andare avanti.
Arrivano i trattori, caricano i secchi con il bottino e via in cantina.
La mia seconda volta è stata, di sabato anche questa, il 19 settembre 2020, l’azienda era Fra i Monti, un’azienda agricola
nata nel 2018 per volontà di Rocco Toti e dei fratelli Benedetto e Francesco Leone a Terelle (Fr), con una cantina piccola ma dal grande valore, con Anfore di terracotta di Francesco Tava da 750 litri, botti di castagno, anfore in vetroresina e vasi di acciaio ( https://fraimonti.it/ ).
Due novità questa volta, anzi tre.
Niente pioggia, niente mosche cavalline e un compagno di viaggio con me. Nel frattempo, infatti, era accaduto l’irreparabile da “singola” sono diventata parte di una coppia!
Stavolta ero più preparata, ma sempre stessa, identica emozione e felicità.
Tanto parlare, tanti racconti, quelli di Benedetto e Rocco pronti a condividere nozioni, informazioni, progetti e soprattutto a trasmettere emozioni, perchè il vino è vivo, è vita.
Vendemmia non è solo raccolta, ovviamente, il resto del lavoro si fa in cantina, dove tradizione, studio e modernità si incontrano. Qui, e tra i filari, si fondono sapientemente passato e futuro.
La tecnologia si unisce alle squadre di vendemmia, rendendo il processo più efficiente senza perdere il tocco artigianale che rende poi unico ogni sorso.
In cantina un altro spettacolo ha inizio. I sapori dell’antico si mescolano con le innovazioni della modernità, in un balletto di aromi e tradizioni che si incontrano e si abbracciano.
Nel laboratorio degli enologi, la magia raggiunge il suo apice. Lo studio e la dedizione entrano in gioco, dosando con precisione ogni ingrediente per creare il connubio perfetto. Ma anche qui, la passione per la tradizione è il vero segreto. Il risultato è un vino che parla della terra, della natura, delle mani che l’hanno coltivata e delle menti che l’hanno plasmata.
E così, tra un sorso e l’altro, ci si ritrova, in entrambe le Vendemmie seduti intorno ad una tavola apparecchiata, a mangiare, a chiacchierare, a raccontare e a brindare a una vendemmia che è più di una raccolta di uva. È una celebrazione di terre generose, di sapienti tradizioni e di un futuro che si snoda tra i filari.
Ed è anche per questo che ogni annata racconta una storia fatta di passione, di rispetto per la natura, di lavoro e di innovazione.
Ogni annata è il gusto autentico di una terra che si regala in ogni sorso.