Il cibo intelligente

l'A.I. a tavola e nei campi

by Maria Mantova
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Siamo in un momento storico in cui l’intelligenza artificiale (A.I.) pervade la nostra quotidianità, ma può entrare davvero in tutti i campi? Anche nel mondo della cucina e della produzione del cibo?

Recentemente la “Filetteria Italiana” ristorante milanese, ha chiuso un round di equity crowdfunding su Crowdfundme con una raccolta di 988 mila euro e la partecipazione di 142 investitori.

Lo scopo iniziale è stato quello di aumentare le aperture in Italia.

L’altro scopo,  più innovativo e interessante, è quello di usare l’A.I. e la robotica per rendere i processi culinari automatizzati, a vantaggio del costo del lavoro, della scalabilità e qualità del cibo.

Questa tecnica appartiene alla Kitchen Robot che ha lo scopo di massimizzare i tempi e gli sprechi: cuocendo tutti i tipi di carne perfettamente, con una cottura preimpostata, senza possibilità di errore.

Un’altra grande azienda ad aver sperimentato l’uso dell’A.I. è la Beck’s, producendo “Autonomus”, ovvero “la birra che si crea da sola”. Questa novità viene sfruttata affinché con più velocità e analizzando variabili e combinazioni di sapore, colore e profumo, si riesca ad ottenere la “ricetta perfetta”, quella voluta dai ricercatori e presto saranno in vendita i primi 450 esemplari.

E se è possibile parlare di A.I. a livello di produzione di cibo e bevande, sembra scontato pensare che le tecniche innovative possano essere usate anche nel settore agroalimentare, offrendo soluzioni innovative e migliorando l’efficienza delle operazioni.

L’A.I., ad esempio, può essere utilizzata per il monitoraggio delle produzioni e nella catena di approvvigionamento “intelligente”.

Nel primo caso l’A.I. può analizzare immagini satellitari e dati provenienti da sensori per monitorare lo stato delle colture in tempo reale.

Utilizzando algoritmi avanzati di apprendimento automatico, l’A.I. può rilevare malattie delle piante, carenze di nutrienti, stress idrico e infestazioni di parassiti.

Ciò consente agli agricoltori di intervenire tempestivamente, fornendo trattamenti specifici solo dove e quando necessario, riducendo così l’uso di pesticidi e migliorando la resa delle colture.

Nel secondo caso, invece, l’A.I. può essere utilizzata per ottimizzare la catena di approvvigionamento agroalimentare.

Attraverso l’analisi dei dati storici, delle previsioni della domanda e delle condizioni ambientali, l’A.I. può aiutare a pianificare la produzione, la logistica e la distribuzione dei prodotti alimentari in modo più efficiente.

Ciò porta a una riduzione degli sprechi, una migliore gestione degli inventari e una maggiore precisione nella consegna dei prodotti freschi ai consumatori.

Da questi due esempi si può capire come l’A.I. può offrire un supporto prezioso agli agricoltori e agli operatori del settore agroalimentare senza sostituire il lavoro umano, aumentando la produttività e migliorando l’efficienza delle operazioni.

L’obiettivo è lavorare in collaborazione, consentendo agli agricoltori di prendere decisioni informate basate sui dati e sulle raccomandazioni dell’A.I..

In sintesi, l’integrazione dell’A.I. nell’agroalimentare può portare a una produzione più sostenibile, una migliore gestione delle risorse e una maggiore efficienza operativa, contribuendo a soddisfare le esigenze alimentari della società.

È vero che forte è la paura che questo strumento possa  arrivare a sostituire il lavoro dell’uomo, ma i ricercatori rassicurano: lo scopo è quello di agevolarlo, facendo sì che l’uomo lavori fianco a fianco con la macchina.

Ciò che quindi potrebbe sembrare apparentemente una sostituzione del lavoro umano, potrebbe rivelarsi uno strumento efficace: sempre però diretto dalle nostre menti!

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